COMUNICATO STAMPA
IPOTESI DI
SMANTELLAMENTO DELLA RAFFINERIA API
Tutte le persone minimamente
informate e dotate di una normale capacità di ragionamento avevano capito da
tempo che se l’attività di raffinazione di una raffineria è da più anni in
perdita, la raffineria non ha futuro, l’attività viene cessata, e le maestranze
vengono licenziate. La possibilità di mantenimento del sito produttivo passa
attraverso una riconversione industriale, in cui potranno essere riassorbite le
unità necessarie alla nuova attività e se per questa serve una percentuale di
lavoratori inferiore, l’eccedenza resta fuori. È matematico.
Tutti lo
avevano capito. Tutti tranne:
-
La R.S.U. che chiamava tutti i dipendenti in
difesa dei nuovi progetti: Mega centrali e Rigassificatore, perché avrebbero
garantito il mantenimento di un’attività in perdita.
-
Il Presidente della Regione Spacca e la sua
Giunta;
-
Una maggioranza trasversale nel Consiglio
Regionale, che, proprio solo sulla base di quelle fumose promesse, ha
autorizzato sia la costruzione della Centrale elettrica, sia quella del
Rigassificatore (negato a Porto Recanati perché non era in gioco questa pesante
minaccia occupazionale);
-
Il Sindaco Brandoni e la sua Giunta, che hanno
sempre preso per oro colato le amene prospettive dell’API, sostenendo senza
riserve il suo operato, e accolto con grande soddisfazione qualche contributo,
servito a risanare nell’immediato il bilancio, ma non certo regalato: come
controparte sono stati chiusi tutti i contenziosi legali, che, nel caso in cui
la società fosse stata soccombente, avrebbero portato nelle casse comunali risarcimenti molto superiori, e avrebbero
dimostrato che la città non è di proprietà della famiglia Brachetti Peretti e
dei suoi soci.
Questi
illuminati amministratori e rappresentanti dei lavoratori hanno creduto a
promesse senza alcun fondamento. Ci hanno creduto o hanno fatto finta di
crederci.
Nel
primo caso devono prima di tutto fare ammenda, chiedendo scusa ai lavoratori e
ai cittadini, e subito dopo devono mettere fortemente in mora la Società,
chiedendo conto degli impegni presi, e poiché non sono stati rispettati,
revocare immediatamente l’autorizzazione alla costruzione del rigassificatore.
Devono pretendere l’immediata presentazione di un piano di bonifica, con tempi
certi e il riassorbimento del maggior numero possibile di dipendenti.
Inoltre
devono aprire un tavolo con le rappresentanze sindacali e la proprietà per
chiedere la riconversione del sito alla produzione di tecnologie per le energie
rinnovabili, unico futuro possibile sul piano energetico, e per le quali l’API
è già in possesso di competenze e capacità.
Se
questi rappresentanti istituzionali e amministratori non dimostreranno da
subito il massimo impegno e determinazione per contrastare le decisioni assunte
dalla società, dovremo pensare che fino ad ora non sono stati in buona fede,
non hanno, sbagliando, creduto alle favole sul mantenimento del livello
occupazionale promesso, non hanno perseguito l’interesse dei lavoratori e dei
cittadini, e allora dovranno spiegare convincentemente perché hanno assunto
posizioni totalmente acritiche nei confronti della società API, facendosene
paladini, contro ogni evidenza.