SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' FALCONARA MARITTIMA (AN) Via Cavour, 6

sabato 18 ottobre 2008

PIU' LA STAMPA E' LIBERA PIU' IL PAESE E' DEMOCRATICO

L'informazione di stampa e tv sta subendo una pericolosa regressione culturale in Italia. Le notizie sono manipolate, travisate, ignorate, a seconda delle convenienze e dei diktat da parte di lobby, poteri forti, o partiti politici.

Quando la libera ed imparziale informazione è a rischio, diventa a rischio tutto il sistema democratico.

In questi giorni, imponenti manifestazioni nazionali sono state ignorate dalla stampa nazionale o comunque minimizzate: il riferimento è alla manifestazione della sinistra del 11 ottobre scorso, che ha visto a Roma la presenza di alcune centinaia di migliaia di persone che protestavano contro il Governo Berlusconi. Oppure alle numerose quanto partecipate manifestazioni contro la distruzione della scuola pubblica. Iniziative che sottolineano il malessere diffuso che c'è in Italia. Manifestazioni ignorate o sminuite dai giornali e dalle televisioni.

Quanto sta avvenendo in campo nazionale, naturalmente si ripropone anche nella città di Falconara, alle prese con alcuni problemi sui quali la gente vorrebbe dire come la pensa. E infatti le persone si stanno organizzando, per esempio per protestare contro la costruzione delle mega centrali API.

Si è dato vita all'assemblea permanente, luogo di riflessioni, approfondimenti e laboratorio di idee che arrivano da comuni persone. Lo sforzo organizzativo è enorme anche perchè dall'altra parte c'è una amministrazione comunale che fa di tutto per evitare il confronto e la partecipazione, e soprattutto c'è una azienda con risorse economiche tali da condizionare a sua favore la corretta informazione.

Gli organi di stampa sul tema delle centrali, soprattutto negli ultimi tempi non stanno facendo un buon servizio ai loro lettori/telespettatori, appiattiti come sono sulla posizione della raffineria.

Un paio di esempi: giorni fa l'emittente televisiva E'tv in una trasmissione intitolata Punti di vista, ha invitato il sindaco Brandoni e un dirigente Api per parlare proprio delle centrali. Non c'è stato contradditorio, in un ora e mezzo il telespettatore ha ascoltato le affermazioni degli ospiti (molte inesatte o false) senza avere la possibilità di intervenire, considerando che la trasmissione non prevedeva interventi esterni. Mi domando quando l'emittente E'tv organizzerà un'altra trasmissione per dare voce anche a chi è contrario.

Un altro esempio: ieri a Falconara c'è stata una manifestazione per le vie della città contro le centrali, hanno partecipato alcune centinaia di persone, donne bambini, studenti che pacificamente e con grande responsabilità si sono ritrovate davanti alla stazione ferroviaria. Oggi il Corriere Adriatico dedica un trafiletto di poche parole dove però vengono dette due cose inesatte che tendono a mettere in cattiva luce il movimento, ovvero che 250 persone hanno creato disagi al traffico perchè non vogliono che la Regione modifichi il Pear. Punto primo non c'è stato alcun disagio per chicchessia, il traffico è stato regolare, solo leggermente rallentato dalle molte persone a ridosso della strada, come in una normale giornata affollata; punto secondo la gente non stava lì per non modificare il Pear, ma molto più concretamente perché non vuole nuove centrali ritenute inutili e dannose per Falconara che già sopporta un carico di infrastrutture e quindi di inquinamento enorme.

Ignorare o travisare le notizie non è da Paese Democratico. Ognuno di noi, giornalisti compresi dovrebbe lottare e chiedere con forza una informazione libera ed imparziale. Più la stampa è libera più un Paese è democratico.

Per rendersi conto che la Stampa in Italia non vive un buon momento lo si evince da una classifica mondiale sulla libertà di stampa di "Reporter Sans Frontières". Non so a che data precisa si riferisce, comunque L'Italia è posizionata al 40° posta dopo Cile e Corea del Sud.

Ecco la nota:

Reporter sens frontière (Rsf) ha pubblicato la prima classifica mondiale della libertà di stampa e non sono mancate le sorprese. Innanzitutto va rilevato che, pluralismo e libertà nella diffusione delle notizie non sono una prerogativa dei paesi più ricchi e sviluppati. Basti pensare che il Costa Rica precede in classifica gli Stati Uniti e diverse nazioni europee. L'Italia, a causa dell'irrisolto conflitto di interessi del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, si piazza al quarantesimo posto, superata da paesi latinoamericani come Ecuador, Uruguay, Paraguay, Cile ed El Salvador, oltre che da Stati africani come Benin, Sudafrica e Namibia. La maglia nera dei peggiori del gruppo spetta a tre nazioni asiatiche: Corea del Nord, Cina e Myanmar. In fondo alla classifica figurano anche la maggior parte dei paesi arabi, a partire da Libia, Tunisia e Iraq, dove è semplicemente impensabile che un giornale o una testata radiotelevisiva possa criticare il capo dello Stato o l'operato del governo. R.s.f. assegna invece buoni voti ad alcune realtà africane come Benin, Sudafrica, Mali, Namibia e Senegal, tutte collocate nelle prime cinquanta posizioni e in condizione di vantare una reale libertà di stampa. I peggiori nell'Africa nera risultano essere Eritrea (132ma), Zimbawe (123mo), Guinea Equatoriale (117ma), Mauritania (115ma) e dal 109mo al 105mo posto, Liberia, Rwanda, Etiopia e Sudan. (Reporters sens frontiéres).

1 commento:

Anonimo ha detto...

Io credo che un giornalista che rinuncia a dare le notizie per come sono, ma le ignora o le confeziona come l'editore o il politico o il gruppo di potere più condizionanti le preferiscono dovrebbe cambiare mestiere o definirsi con un altro appellativo, che so: tranquillizzatore, spaventatore, picchiatore, narcotizzatore, sbeffeggiatore, a seconda dei casi. Purtroppo credo che di questi tempi tra la gente che pubblica e che scrive su quei fascicoli di propaganda che escono tutti i giorni con il nome di gionali, di GIORNALISTI ce ne siano così pochi che si potrebbe fare un'elenchino nominativo di poche righe, a livello nazionale e questi, quando non rischiano la pelle, se non sono famosissimi rischiano la fame e quando riescono a mantenere il posto devono fronteggiare ad ogni articolo orde di avvocati che li portano in tribunale. tutti gli altri ... tengono famiglia.

Antonio crocetti